D: Paolo, come sei stato sedotto dall’habano? È stato un viaggio, una persona o una circostanza ad avvicinarti a questo mondo?
R: A Cuba ci sono stato diverse volte a fine anni 90. Il mio primo sigaro fu un Esplendido di Cohiba in viaggio da La Habana a Cienfuegos, ma la passione è iniziata nel 2002 quando il mio amico Lambo, fino allora sempre contrario al fumo, comprò una tabaccheria a Bologna e mi portò a casa i primi Cohiba Robustos. Ero reduce da una dieta che mi fece perdere 52 kg in pochi mesi e i miei sensi erano tutti amplificati. Una esplosione di aromi e sapori. Da lì il club Sigarando, le degustazioni, il primo corso Catadores, gli Habanos Day di Parma, Catania e Milano, eccetera.
D: Uno dei tuoi detti più noti, che esprime al meglio la tua filosofia di raffinato gourmet è “del meglio un po’”. Raccontaci cosa significa per te e se è ancora valido.
R: Beh, io “raffinato gourmet” non direi proprio, ti concedo “curioso verace”, Credo che ci siano tantissime cose bellissime e buonissime nella vita. Basta essere molto curiosi, non fermarsi all’apparenza e approfondire. Il mio “motto”? sempre più vero. La vita è troppo corta per fossilizzarsi solo in una direzione, non ho simpatia per gli specialisti, spesso dei veri maniaci, persone molto noiose. Purtroppo ne vedo ancora tanti anche nel mondo del Sigaro, persone che sanno vita morte e miracoli e ogni risvolto del mondo degli habanos, ma non sanno mangiare, bere, non hanno mai visto una mostra d’arte e non sanno stare con gli altri. Del meglio un po’ in questo senso, un habano non è fine a se stesso, ma è un tassello in un’esperienza di vita fantastica. Del meglio un po’ quindi, perché se non si ha la visione d’insieme si rischia di non capire veramente nemmeno quello di cui si conosce tutto.
D: Hai una grande conoscenza del mondo dell’enogastronomia e del tabacco. Cosa pensi delle similitudini tra i due mondi?
R: Sono speculari. Abbiamo fatto tante serate al mio club, Sigarando, per evidenziarne i punti di contatto. Mi ricordo che organizzammo una serata dedicata alla Riceita con l’aiuto dell’amico e gourmet Marco Tonelli. Grazie a tre varianti di una insalata Caprese, spiegammo l’importanza dell’equilibrio degli ingredienti. E poi serate con i profumi artigianali, sempre per spiegare le varianti di una ricetta. Decine di degustazioni di qualsiasi cosa, dal pane al panettone, salumi, formaggi, vino, gin, brandy, whisky e tantissimo champagne che è un po’ il nostro pallino a Bologna. Habanos, e enogastronomia, a cui aggiungo arte/cultura e una buona compagnia, sono tessere imprescindibili dello stesso puzzle.
D: Immagina di incontrare un neofita, una persona che vuole avvicinarsi al mondo dell’Habano. Quali consigli gli daresti?
R: Di essere molto curioso, di fumare poco ma bene e lasciare le chicche del proprio humidor per le fumate in compagnia. La buona compagnia è il vero valore aggiunto in qualsiasi esperienza. Il confronto con persone diverse da noi ci aiuta a valutare sfumature che da soli sarebbero incaptabili. Fumarsi un sigaro con gli amici di Sigarando, oppure con personaggi come Elefante, Pileggi, Bigi o Vincenzi è qualcosa che accresce le tante qualità dell’habano che hai tra le labbra. E poi gli consiglierei di non essere troppo ingessato. E su questo non sono tanto d’accordo con alcuni. Gli Habanos non sono riservati alle sole persone che vestono con abiti su misura. L’habano, anche il più costoso, è per tutti. Fumare poco ma bene anche per questo. Chi beve troppo è un alcolista, ma chi fuma troppo è un tabagista. Il fumo va centellinato, poche fumate ricercate. Il fumatore non deve avere voglia di fumare solo per placare la sua fame di nicotina. Ogni habano è un manufatto prezioso e il momento che gli si dedica deve essere speciale, voluto, non imposto dalla dipendenza.
D: Hai introdotto un principio, saliente, quello d’eleganza del fumatore di habanos. Vuoi illustrarci meglio questo principio? Cos’è per te l’eleganza?
R: Mi ha sempre fatto sorridere un certo tipo di “eleganza”. Alcuni confondono l’eleganza con il rispetto di un determinato dress code, e indossano vestiti costosi spesso uguali l’uno all’altro. C’è stato un periodo che vedevo aficionados con borse da medico. Tutti quanti. Andavi ad una serata di Habanos e sembrava di entrare in un convegno di medicina. A me, che lavoro nell’ambiente medico, divertiva molto questa parata di esimi salvatori di vite. Non biasimo tutti quelli che si vestono con ricercatezza ma solo chi, non avendo personalità o cultura, copia. Forse il primo “medico” era un ex primario e aveva scelto la borsa per un motivo, ma gli altri erano certamente “specializzandi” e scopiazzavano. La parola eleganza deriva dal latino e significa “saper scegliere” e non certo “accodarsi”. E ti assicuro che si riconosce chi ha scelto ed è elegante, da chi si accoda ed è privo di personalità anche se indossa abiti raffinati. In definitiva, a mio avviso, l’eleganza non la determina l’abito e nemmeno il costo o la rarità del sigaro fumato. L’eleganza è prerogativa di chi sceglie con cognizione di causa e personalità.
D: Sei un grande collezionista. Quali sono i pezzi della tua collezione cui sei maggiormente affezionato?
R: Beh, ti dirò che io non riesco ad affezionarmi più di tanto agli oggetti. Tra le tante scatole in mio possesso sono legato al mio primo cabinet di Short di Partagas che ho comprato nella tabaccheria di Lambo e che mi ricorda il mio avvicinamento a questo mondo. So di avere pezzi rarissimi, in alcuni casi unici, ma li considero più un investimento che una collezione irrinunciabile.
D: Poniamo tu debba abbinare tre grandi sigari, tra quelli che hai più amato…
R: Premesso che sono più legato alle marche, come ad esempio Partagas, che al formato, come ogni buon vecchietto nostalgico amo vecchi formati, ormai andati nel dimenticatoio e poco frequentati dai fumatori di oggi. Abbinamenti? Shorts di Partagas, che per me è un must, con un caffè Sidamo della Torrefazione Lelli. Magnifico. Se poi si dispone di un pezzetto di cioccolata di qualità come quelle di Domori, Maglio o Corallo, ancora meglio. Mi ricordo una degustazione condotta a Torino nel 2003 con Shorts, Caffè di Lelli e il cioccolato di Franco Rizzati, i partecipanti furono entusiasti. Abbinamento Strepitoso anche un Montecristo 2, uno dei miei sigari preferiti, con gli Champagne di Henry Giraud. Andai a trovare il vigneron in Champagne esattamente ad Ay e ci bevemmo la sua produzione a base di Pinot Noir, con un Monte2. Indimenticabile. Anzi, entrambi indimenticabili. Un’altra bella esperienza fu in distilleria da Guido Fini, il produttore del Brandy Villa Zarri. Andai diverse volte in azienda da lui, ma una volta con gli amici di Sigarando, proprio mentre stava distillando. Bevvi il suo 23 anni con un Cohiba Piramide Edizione Limitata 2001. Un sigaro condizionato da una capa molto spessa e intensa. Concedimi il gioco di parole: un cappotto più che una capa, che incideva molto più del normale sulle sue qualità organolettiche. Abbinamento azzeccatissimo.
D: Se Habanos ti offrisse la possibilità di acquistare un sigaro nel confezionamento che più ami, quale confezionamento ti faresti fare, scegliendo tra Cabinet da 50, Boite Nature e Giara?
R: Il Cabinet da 50, per me è inarrivabile, il trionfo della materia. Quando estrai da una scatola una ruota di 50 habanos cinti dalla loro fascia serica, è come vedere un Culatello in mano a Massimo Spigaroli, una pagnotta di pane di grano a lievitazione naturale, cotto nel forno a pietra nel bancone del fornaio, una cernia di 10 kg tra le mani di chi l’ha appena pescata.
D: Nella tua lunga esperienza hai conosciuto molte persone e vissuto tante situazioni, magari anche divertenti. Vorresti raccontarci un aneddoto che ricordi con affetto?
R: Ho tanti bei ricordi, soprattutto risalenti ai primi anni di associazionismo, quando il movimento del sigaro cubano in Italia era meno “ingessato”. Mi ricordo l’unico Pianca’s Day, l’unico che ci sia mai stato perché dopo quella volta, il buon Marco Piancastelli, non ci ha mai più voluto a casa sua. Una festa esagerata, a cui parteciparono anche Chema Lopez e Andrea Vincenzi, come mai si sono visti in altre situazioni. In quella villa con piscina con gli amici di Sigarando e del Cigar Club di Parma organizzammo l’evento più informale e autentico di sempre, un tributo al buon bere, al buon fumare e soprattutto all’amicizia, il collante irrinunciabile che amplifica qualsiasi esperienza sensoriale.
Per quanto riguarda l’aneddoto, ti voglio raccontare uno dei miei ultimi viaggi a Cuba. Eravamo in piantagione nella zona di Pinar del Rio. Gita organizzata da Habanos tra i campesinos. A un certo punto vedo un campo di tabacco strano, le piante erano piantate in maniera poco ortodossa. Allora chiedo al campesino il perché. E cosi scopro che tutto quelle foglie erano destinate alla produzione di capote. Erano piantate in maniera ravvicinata perché crescessero con foglie meno ricche di sostanze nutritive, quindi più adatte alla funzione di capote. Questa cosa non si trova sui libri di testo a testimonianza che Cuba è unica e la sorpresa è dietro l’angolo e la sua magia è dovuta anche alla creatività di tutti gli uomini impegnati nella filiera di produzione dell’Habanos, unici come i sigari che producono e che noi fumiamo con tanta soddisfazione.
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