Emiliano, nel 2021 la vostra Casa del Habano compirà 20 anni. Ricordi quale spirito animava quegli anni? Cosa spinse papà Fausto a sposare questo ambizioso progetto?
Lo spirito di quegli anni era lo spirito di mio padre. Creativo. Un moto perpetuo, sempre in cerca di nuove possibilità, nuovi progetti, idee. Non smetteva, e non smette tuttora, di immaginare, di creare, di sognare. Questa forza vitale, unita all'esperienza maturata "sul campo" e alla conoscenza del mestiere e di tutti gli aspetti del mondo del "fumo lento", gli ha permesso di anticipare, a volte anche di molti anni, le tendenze e le necessità del mercato. Negli anni Novanta aveva già capito che il "periodo aureo" della pipa si stava esaurendo. Comprese il bisogno di un nuovo prodotto per completare l'azienda. Questo prodotto erano i favolosi sigari cubani, unici, un'eccellenza a livello mondiale, un mito. Così, grazie alla preziosa collaborazione degli amici cubani, nacque La Casa del Habano di Roma, la prima in Italia.
Davanti al vostro walk-in humidor saranno transitati molti personaggi famosi: politici, diplomatici, artisti. Vorresti raccontarci qualcuna di queste visite, magari svelandoci i gusti di alcuni personaggi famosi in fatto di sigari?
Una delle regole di Fincato è la discrezione. Niente nomi, nessuna rivelazione, segreto professionale. Farò un'eccezione, raccontando di personaggi così lontani da noi comuni mortali da sembrare quasi irreali... Non corro il rischio di offenderli. Sylvester Stallone: camminata alla Jonh Wayne, jeans, stivaletti col tacco, maglietta aderente ai muscoli, sorriso cordiale e modi cortesi. Simpatico e poco pretenzioso. Sigari grandi, ovviamente, Double Coronas. Jessica Lange: bellissima, elegante, gentile, delicata, sorridente. Mi colpì la tenerezza, la dolcezza dello sguardo. Acquistò dei Montecristo N.2 per un amico. Mai una parola fuori posto, nessun atteggiamento da diva. Uno dei tanti esponenti della famiglia reale Al Thani: "Sua Eccellenza" era un giovane educato, affabile. Si muoveva all'interno del negozio con curiosità e rispetto. Ne conservo il ricordo perché, dopo aver acquistato dei sigari Cohiba, si trattenne con mio padre al piano terra del negozio. Seduto su uno sgabello di legno, restò lì per circa un'ora ad osservarlo mentre lavorava, subissandolo di domande, osservazioni, complimenti. Davanti al negozio, venti uomini in nero facevano la guardia. Basta gossip.
Avete memoria del cliente più esigente e difficile da soddisfare che abbiate mai avuto?
Il cliente più difficile è il cliente maleducato. Il cliente che ti sommerge di domande ma che non sembra interessato alle risposte. Il cliente che non rispetta il lavoro altrui, arrogante, supponente, che sembra godere nello svalutare qualunque sigaro o prodotto gli venga proposto. Il cliente è una persona e, come tale, non sempre simpatico. Anche il cliente oltremodo pignolo può essere difficile da gestire, soprattutto sulla lunga distanza. Dopo un'ora sei esausto. Controllare ogni millimetro della capa, "ascoltare" ogni singolo sigaro. Quando lo fai con centinaia di pezzi, non è sempre facile. Posso dire che una nostra forza è senza dubbio la resistenza, sappiamo incassare, senza un lamento, giusto qualche smorfia. Essere professionisti significa anche questo.
Al di là del mutamento nelle tipologie di manufatto più richieste, quanto è cambiato il fumatore di habanos in questi anni?
Il cambiamento più evidente, a nostro parere e per quanto riguarda il mercato che conosciamo, è la richiesta sempre più ossessiva della novità, dell'Edizione Limitata. Sia chiaro, come fumatori, comprendiamo il fascino della nuova proposta, l'attrazione che suscita qualcosa che non abbiamo ancora provato e che dobbiamo assolutamente assaggiare. Non siamo al riparo dalle tentazioni e dobbiamo concederci delle soddisfazioni. Quindi, senza ingenuità e consapevoli che questo comportamento è indotto anche dal marketing di Habanos e dal meccanismo stesso che regola il mondo consumistico in cui tutti viviamo, vogliamo comunque sottolineare quanto questo aspetto comprometta la capacità critica del fumatore. La clientela non è più interessata ai grandi classici nonostante siano ancora di altissimo livello. No novità, no party, lo slogan è facile. Probabilmente hanno ragione gli esperti di marketing: senza nuovi prodotti il giocattolo si guasta.
Devo riassortire la mia scorta di habanos. Quali sono i 10 sigari consigliati da Emiliano Fincato?
Considerando il listino Diadema 2020 e seguendo una logica legata a diverse necessità quali il tempo di fumata, l'abbinamento con diversi tipi di cibo, vino e spiriti: Partagás Shorts, Montecristo No.4, Hoyo de Monterrey Petit Robusto, Hoyo de Monterrey Epicure No.2, Montecristo No.2, Romeo y Julieta Wide Churchills, Bolivar Belicoso Finos, Ramón Allones Gigantes, Cohiba Siglo VI, Partagás Salomones. Dieci sono pochi, ho dovuto tralasciare altri sigari degni di nota. Se possibile però, vorrei elencare anche i sigari di cui sento la mancanza, non più distribuiti in Italia: Montecristo Especial, Montecristo Especiales No.2, Cohiba Lanceros, Cohiba Coronas Especiales, Partagás Serie Du Connaisseur No.1, 2 e 3, La Gloria Cubana Medaille d'Or No.1 e 2... Insomma, Laguitos, Panatelas e simili. Eleganti, raffinati, perfetti per i miei gusti. Ammetto una debolezza: l'estetica.
Quanto è importante per voi la fidelizzazione del cliente?
La fidelizzazione del cliente è fondamentale, lo è sempre stata, ma mai come ora, in tempi così spersonalizzati e digitali, di rapporti diciamo così “occasionali” e veloci, c'è bisogno di instaurare e mantenere un rapporto duraturo e di continuità, di unicità, in cui sia chiaro che un posto non vale un altro. E il luogo fisico, reale, dove ci si incontra, deve essere questo spazio d’eccezione; il punto dove ci si conosce, dove si può mettere al servizio dell’utente la propria professionalità in carne ed ossa – immediatamente visibile e riconoscibile, il luogo dove il patto di reciproca stima col cliente viene siglato, magari andando a prendere insieme un caffè al bar. Questo è un discorso che mi sta particolarmente a cuore e su cui insisto molto. Siamo i rappresentanti del fumo lento, di una certa idea del vivere, e nessuno più di noi deve mettere in pratica e poter concedere un tempo lento, rilassato, piacevole, umano – direi quasi. La sfida col futuro asettico passa da questa considerazione che non andrebbe mai sottovalutata, ossia che come in ogni cosa, prima ci si fida della persona e solo dopo si è disposti ad affidarsi al professionista e alla sua competenza.
Qual è l’Habano di cui avete maggiore richiesta?
Il Montecrsto No.4 prima e il Partagás Serie D No.4 poi, sono stati i sigari più richiesti fino a 4/5 anni fa. Poi Hoyo de Monterrey ha guadagnato la fiducia della clientela che ne ha apprezzato i vari formati, tra i quali si è affermato con decisione l'Epicure No.2, al momento il sigaro più richiesto qui alla Casa del Habano di Roma. Anche Trinidad sta trovando sempre maggior spazio nella lista dei desideri dei nostri clienti. Ha senza dubbio beneficiato della nuova politica di prezzi, con formati in linea con le richieste del mercato. Lo stesso discorso vale per il Wide Churchill di Romeo y Julieta, ottimo prodotto a un prezzo ragionevole. Discorso a parte merita Cohiba, il marchio più ambito e prestigioso, in cima alle richieste di buyers e di tanti altri appassionati. Il prezzo elevato e la difficile reperibilità ne impediscono una vendita maggiore.
Ci puoi elencare quali sono gli errori più comuni che vedi commettere ai fumatori?
Difficile parlare di errori. Non fumiamo con i nostri clienti e possiamo solo ascoltare e cercare di risolvere le difficoltà e i problemi che incontrano. Detto questo, gli errori più comuni riguardano il ritmo di boccata e l'abitudine di lasciare a metà un sigaro per poi fumarlo il giorno successivo. Nel primo caso, "tirare" con eccessivo vigore, con boccate troppo frequenti, non è certo il miglior modo per "fumare lento". Il sigaro si scalda e non gustiamo l'aroma, la ricchezza delle note, solo calore, un gusto sgradevole, amaro, senza alcun piacere. Questa "cattiva abitudine" provoca "stress" al puro, conducendolo allo spegnimento o a un consumo irregolare, con una parte del sigaro che brucia e l'altra che resta incombusta. Nel secondo caso, quando torniamo a fumare un sigaro dopo ore, rischiamo di aver compromesso la fumata in modo irreparabile. Innanzitutto, interrompiamo lo sviluppo, l'evoluzione della fumata, rinunciando così al crescendo di note e piacere, stroncando l'evoluzione del sigaro. Inoltre, le sostanze generate dal tabacco durante la fumata, raffreddandosi raggiungono lo stato liquido. La condensa rende aspre le prime boccate e richia di "amareggiare" il sigaro fine al termine della fumata, lasciando per strada le note dolci.
C'è un altro aspetto che mi sta a cuore: incontriamo troppi fumatori spaventati. Entrano in negozio dopo aver navigato in rete per giorni, sovraccarichi di informazioni, a volte utili, a volte no. A parte la qualità e l'esattezza delle nozioni acquisite, ciò che preoccupa è lo stato di apprensione: hanno paura di sbagliare. La comunicazione in rete, ovviamente ricca di contributi indispensabili e corretti, spesso ha il difetto di essere troppo autorevole, inutilmente carica di una sacralità e gravità che, a mio modesto avviso, non rendono un buon servizio al sigaro e alla sua diffusione. Si rischia di allontanare le persone e di restringere il campo a pochi sedicenti eletti. Il nostro compito è di avvicinare tutti al mondo del "fumo lento", ognuno nella misura delle proprie possibilità. Sacerdoti e iniziati, recano più danni che benefici. L'esoterismo stimola l'interesse di pochi e pochi ne traggono vantaggio. Non stiamo trattando la fisica quantistica, non stiamo parlando di esegesi biblica, non discutiamo l'astrattismo. D'altronde, apprezzo e ringrazio tutti i professionisti che con fatica e dedizione cercano di spiegare e diffondere anche il sapere più ostico traducendolo per i non addetti ai lavori. Credo però che nel nostro mondo, a volte, ci si prenda troppo sul serio. Come diceva Italo Calvino: "Prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall'alto, senza macigni sul cuore." Questo non significa togliere valore all'argomento, che definisco senza esitazione alto, appartenente di diritto alla Cultura. Sono a favore degli esperti, non credo a una società senza competenze. Abbiamo bisogno di conoscenza, abbiamo bisogno di professionalità. Ho bisogno di credere a chi ne sa più di me perché senza di lui non capirei. Voglio solo dire che una qualche forma di ironia gioverebbe a tutti, appassionati e operatori del settore. Fumare è un piacere, una passione, fondamentale per noi, ma non per questo dobbiamo farne una religione (per quanto non mi sia difficile capire i motivi di tale necessità). L'aspetto ludico è centrale, si tratta di un gioco e ci deve divertire. Ognuno lo gioca con le sue regole, secondo le sue inclinazioni, intraprendendo il suo viaggio. Libertà, è questa la parola magica. Libertà di sbagliare, libertà di sperimentare, libertà di trovare in quel particolare sigaro, in quella strana pipa, la propria casa, almeno per un paio d'ore.
P.S.: La Casa del Habano di Roma non è soltanto Fausto e Emiliano Fincato. Grazie a Gaetano Palmissano, Manuela Pozzato, Fabio Sampaolesi e Dina Dancu
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